Venezia77. Le sorelle Macaluso, la recensione
In concorso per il Leone D’Oro Le sorelle Macaluso di Emma Dante finisce per sfigurare nella competizione più importante della Biennale.
Questo svantaggio si percepisce essenzialmente perché è un film di ispirazione teatrale, cui mancano alcuni elementi per trasmettere ciò che dal vivo, da un palco, sarebbe arrivato più facilmente. Molte riprese in soggettiva restituiscono il dramma di queste bambine senza madre né padre, ma sono perlopiù efficaci quando si tratta di litigi familiari. Quando è il momento di narrare il conflitto più profondo di queste bambine diventate donne, però, si avverte come la scelta di usare il linguaggio teatrale possa essere un’arma a doppio taglio. Viene a mancare il giusto pathos e l’assenza di un’adeguata fotografia in molte scene-chiave rimarca questo difetto.
Mi riferisco in particolare alle sequenze in cui il dramma di questa famiglia siciliana viene espresso da una delle quattro sorelle, il cui sogno è danzare. La danza qui è una metafora, e come tale meriterebbe tutta l’attenzione della cinepresa, che in questo caso mostra una grettezza che ricorda una ripresa effettuata da un telefono cellulare usato per registrare una rissa tra compagni di scuola. Questo genere di inquadrature e di resa sarebbe potuta andare bene nel momento in cui la regista avesse voluto sottolineare l’impossibilità di espressione del dramma; la scelta ben si adatta a quando le protagoniste sono solo delle ragazzine non capaci di intendere né di volere, ma quando sono adulte e sembrano avere preso consapevolezza di quello che loro manca, cade il palcoscenico.
Viene a mancare l’oggetto del dramma, fatto avvenuto quando la più grande delle quattro aveva avuto sui sedici anni. E di qui la struttura: un parallelo di loro da ragazzine, da ragazze, con la vita adulta.
I salti temporali non vengono marcati da una vera e propria linea. Questo crea confusione nello spettatore, che ha l’impressione di poggiarsi su una stampella d’argilla.
Le musiche (cantate e non) sono anche convincenti, ma con una struttura sfasata anche l’impiego di quest’ultime non contribuisce a regalare potenza al conflitto.
Una nota positiva viene dalle giovani attrici: forse più capaci delle altre.
Altra nota di merito: il finale. Non lo svelerò, ma rappresenta forse il punto più alto del dramma.
Un film sicuramente di transizione per la Dante, che presenta tanti buoni spunti, ma ancora acerba nel portare sullo stesso binario sceneggiatura e regia.
Roberto Zagarese
PRO | CONTRO |
|
|
Lascia un commento