Vampires vs the Bronx, la recensione
Lo stare al passo con i tempi, seguire le mode e gli usi e costumi di ogni epoca, nonché il progresso tecnologico, è una necessità che riguarda non solo noi esseri umani, ma anche il cinema e i suoi personaggi che popolano da sempre i nostri incubi, sogni e desideri. Non sfuggono a questa regola neanche i vampiri la cui immagine ha visto nei trent’anni un’evoluzione repentina e radicale grazie alla quale la fisicità decadente e statica, gli antichi mantelli e i castelli gotici sono stati progressivamente sostituiti da vampiri metropolitani, più dinamici ed action creati ad hoc per abbracciare un pubblico sempre più vasto, soprattutto quello adolescente. A partire da Ragazzi perduti (1987) di Joel Schumacher, infatti, il buon vecchio conte Dracula ha assistito al proliferare di discendenti in versione teen, nell’accezione di delinquenti di strada oppure sex symbol per ragazzine intenti a combattere i feroci lupi mannari per amore, come nella saga di Twilight; senza tralasciare versioni più riflessive e dalla psicologia complessa come in Intervista col vampiro.
Lo sdoganamento di uno dei mostri classici più antichi del cinema horror che ora compie un altro passo grazie a Osmany Rodriguez che con il suo nuovo film, dal titolo Vampires vs the Bronx, catapulta gli esseri assetati di sangue all’interno di uno dei quartieri più malfamati del mondo nonché radicati nell’immaginario del cinema gangsteristico americano. Il risultato è una comedy horror per ragazzini divertente, fresca, dinamica caratterizzata da una sceneggiatura semplice e lineare, che comunque non disdegna qualche riferimento socio-culturale alla situazione del quartiere. Inoltre, una regia attenta e sicura rende il film di Rodriguez, disponibile sulla piattaforma Netflix, un prodotto gradevole, che si fa voler bene proprio per l’assenza di grandi pretese.
La vita del Bronx viene sconvolta quando l’agenzia immobiliare Murnau comincia a piantare le proprie radici nella zona, comprando negozi e interi palazzi. Tale attività, però, cela una realtà ben più inquietante: la società fa capo ad un’antica famiglia di vampiri che ha deciso di individuare nel quartiere newyorkese la sua nuova casa, sfruttando il fatto che nessuno farebbe mai caso alla scomparsa di persone “di poco conto” in un quartiere così abbandonato e desolato. In difesa del Bronx arrivano tre buffi ragazzini impavidi e molto intraprendenti.
La commistione tra horror e commedia, oltre ad avvicinare anche quella fascia di pubblico non amante dei brividi e salti dalla poltrona, rappresenta un mix molto utile a conferire nuova linfa a situazioni e canovacci fin troppo triti e ritriti e prevedibili, un po’ come successo col cinema degli zombi ai quali i toni comedy hanno donato “una terza vita” (è proprio il caso di dire). Rodirguez non fa altro che applicare tale formula al mondo dei vampiri per dare il via ad un film frizzante, vivace e tutto incentrato su un immaginario adolescenziale che, discostandosi molto dal molto abusato universo Stranger Things, ha come naturale conseguenza un insieme di citazioni e riferimenti ai classici dell’horror e alla cultura cinefila di genere. Tale meccanismo, che ha come apice il nome della società Murnau (come il famoso regista espressionista tedesco del Faust e, ovviamente, di Nosferatu) e del capo dei vampiri Polidori (come lo scrittore del primo romanzo dedicato ai vampiri), però, non rappresenta l’unico punto di forza del film.
Altra grande qualità di questo Vampires vs the Bronx, infatti, è quella di avere una sua identità ben precisa, un pubblico specifico a cui rivolgersi e un impianto visivo che punta sui personaggi più che sulla paura e la tensione provocata dai mostri: personaggi resi in maniera macchiettistica e scanzonata, come dimostrano i tre sbarazzini protagonisti, i gangster caricaturali e i vampiri dal look dark, ma che non spaventano nessuno. Ci ritroviamo, insomma, difronte ad un pg-13 nel quale non scorre sangue e violenza, ma che fa qualche cenno alla situazione difficile nel Bronx con la delinquenza vista come unica via di fuga per tanti ragazzini, cosa che accade ad un membro del trio di giovani ammazzavampiri.
Il tutto realizzato senza pretese, come nello spirito del film, e con i dovuti toni leggeri, aspetto questo che ha come controindicazione quella di rendere il film di Rodriguez gradevole alla visione ma allo stesso tempo poco incisivo.
Al netto di tutto ciò, Vampires vs the Bronx è un prodotto consigliato a chi vuole dedicarsi ad una visione senza impegni al termine magari di una giornata pesante dalla quale c’è bisogno di staccare. Divertimento e relax allo stato puro…
Vincenzo de Divitiis
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