Prendi il volo, la recensione
Con quasi un miliardo e mezzo di incasso mondiale, Super Mario Bros. ha fatto volare la Illumination in cima alla lista delle case di produzione con il maggior incasso degli ultimi tempi in quanto a cinema d’animazione, strappando il podio a Disney e DreamWorks. Un dato importante per la giovane “creatura” di Chris Meledandri che ora può permettersi di dedicarsi anche a progetti dall’appeal meno scontato e lontani da brand affermati, come l’ultimo arrivato Prendi il volo (Migration, in originale), storia avventurosa di affetti e voglia di emancipazione che ha per protagonista una famiglia di anatre migratrici.
La famiglia Mallard vive al sicuro in un laghetto del New England, con una vita ripetitiva e noiosa. Quando il primogenito Dax fa la conoscenza di una giovane anatra di passaggio che si trova nel mezzo del viaggio di migrazione, esprime a suo padre Mack il desiderio di viaggiare, magari migrare verso un luogo caldo. Nonostante la riluttanza del genitore, Dax trova la complicità di sua madre Pam e insieme alla piccola Gwen e allo stralunato zio Dan, i Mallard per la prima volta intraprendono la migrazione. Meta: Bahamas con scalo a New York.
“Mallard Duck” è termine in inglese con cui si indica il Germano Reale, noto anche come Capoverde, ovvero la più diffusa specie di anatra selvatica al mondo. E Mallard diventa molto naturalmente anche il cognome di questa famigliola di anatre che conta un papà prudente, tanto prudente, anzi fifone, che cresce la sua prole nel segno della paura verso i predatori. Ma c’è anche una mamma grintosa con lo spirito dell’avventura inciso nel DNA e due figlioletti, un adolescente che – come tutti gli adolescenti – è praticamente ingestibile e un’adorabile piccina che è un po’ la mascotte di tutta la famiglia. Poi c’è un anziano zio un po’ rintronato e sempre assonnato che, in originale, ha la voce di Danny De Vito che si fa protagonista di alcuni dei momenti più divertenti del film. Questi sono i Mallard, anatre alle prese con la loro prima migrazione, ma anche specchio di una famiglia americana tipica, quelle che il cinema ha idealizzato negli anni, che trova nelle difficoltà di tutti i giorni la forza di far prevalere l’affetto e l’unione famigliare.
Perfetto figlio dei suoi tempi, Prendi il volo si annette alla categoria delle commedie (d’animazione) adatte a tutta la famiglia che da un calcio al cerchio e l’altro alla botte, risultando così perfetto tanto per gli adulti che per i più piccoli. Già l’inizio parla chiaro, con la fiaba che Mack racconta alla piccola Gwen, una spaventosa storia di aironi cannibali che serve a metterla in guardia dai pericoli della vita, con effetti ovviamente esilaranti per il poco tatto con cui il genitore affronta le paure della piccola. Un calcio nel sedere al politicamente corretto che trova il suo apice nella lunga sequenza in cui i Mallard si scontrano davvero con una famiglia di aironi, un momento che sembra uscito direttamente da Non aprite quella porta e che serve, però, a sottolineare come i pregiudizi e le apparenze siano nemiche del buonsenso.
Prendi il volo, che è diretto da un autore interessante come Benjamin Renner, già regista del candidato agli Oscar Ernest & Celestine, procede su un accumulo di situazioni avventurose e divertenti che non sono mai scontate, mettendo in scena una continua sfida per i protagonisti, soprattutto per il capofamiglia Mack (doppiato in italiano benissimo dall’attore Francesco Scianna), che deve affrontare tutte le paure che ha accumulato negli anni e cercare di superare una serie di prove che gli consentano di essere un genitore perfetto, tanto amorevole quanto aperto a fidarsi dei suoi cari.
Infatti, il film sembra puntare tantissimo sul ruolo del genitore nell’epoca moderna, anzi parla proprio ai padri e alle madri, chiedendo loro di fidarsi dei loro figli e smettere di essere protettivi in maniera patologica.
Quella scritta da Mike White, autore di School of Rock e Super Nacho, è una sceneggiatura quadrata ed equilibrata che lascia scoperta la guardia solo nella delineazione del villain, uno chef stellato che ha come piatto forte l’anatra all’arancia, un cattivo privo di reale personalità che può essere visto semplicemente come il super-boss di un’avventura platform che deve essere sconfitto per portare a termine l’ultimo livello della missione.
Tra aggressivi (ma leali) mini-piccioni newyorkesi, pappagalli Ara vogliosi di libertà e una “setta” di anatre d’allevamento, Prendi il volo riesce a dare il meglio nella caratterizzazione dei personaggi secondari, ma alla fine a rimanere nel cuore degli spettatori è proprio il personaggio più volutamente ricattatorio e puccioso, la piccola Gwen, anatroccola tanto affettuosa e adorabile quanto dispettosa.
Ad oggi, Prendi il volo è il miglior film prodotto da Illumination, la classica opera d’animazione a prova di bomba che parla in maniera stratificata a diversi pubblici e crea un parterre di personaggi tanto caratterizzati quanto adatti a vendere merchandising. Sicuramente il successo di Minions e Super Mario Bros. sarà lontano anni luce, ma è anche grazie a prodotti più commerciali e infantili che poi è possibile produrne altri di ben maggiore valore come Prendi il volo e la Illumination, da questo punto di vista, si sta muovendo davvero bene.
Roberto Giacomelli
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