La coppia dei campioni, la recensione
Il dottor Fumagalli (Massimo Boldi) e Remo Ricci detto Zotta (Max Tortora) lavorano per la stessa multinazionale, ma in realtà non potrebbero essere più diversi: il milanesissimo Fumagalli occupa il ruolo di capo marketing ed è sposato con una contessa, mentre Zotta lavora come magazziniere ed è un romano verace che ama inneggiare alla lotta proletaria. Entrambi partecipano alla lotteria aziendale indetta dalla società per cui lavorano, vincendo così un biglietto a testa per la finale della Champions League a Praga: già le loro divergenze caratteriali fanno presagire un viaggio tutt’altro che piacevole, in più una turbolenza costringe l’aereo su cui volano a fare un atterraggio di emergenza in Slovenia. Ma questa sarà solo la prima delle infinite disavventure che vivranno i due protagonisti…
Che dire? Basterebbe solo la trama per far intuire ai lettori la struttura del film, se così si può chiamare quest’ora e mezza di noia, noia, no, non ho detto gioia. Il regista e sceneggiatore Giulio Base si è limitato a unire un’accozzaglia di disavventure dall’esito prevedibile e dalla carica comica inesistente: infatti la trama include le solite gag stantie e logore che compaiono sempre in presenza di Massimo Boldi, guarda caso. Sin da subito La coppia dei campioni si inscrive in uno scenario talmente amarcord che per un attimo siamo quasi tentati di afferrare il nostro vecchio Nokia 3310 per giocare a Snake; salvo poi ricordarci che in realtà siamo nel 2016.
Nella primissima inquadratura, infatti, la macchina da presa ci mostra lo sculettante posteriore di una giovane donna, la quale, muovendosi a ritmo di un’odiosa musichetta caciarona e volgarotta, avanza portando con sé i biglietti della lotteria aziendale. Stacco, e nella scena seguente vediamo il mitico Cipollino strabuzzare gli occhi e pronunciare qualche parolaccia mentre incrocia le dita sperando di vincere; e ci si sente subito rassicurati… a volte basta così poco per riconoscere un’atmosfera filmica, un po’ come le simmetrie colorate tipiche di Wes Anderson. No?
Differente è il discorso per le scene iniziali con Max Tortora protagonista: queste riescono a strappare qualche tiepida risatina mentre lo osserviamo destreggiarsi in un buffo ménage famigliare. Peccato che poi si ricongiunga a Boldi, dando vita ad un tripudio di cliché sullo scontro Nord-Sud di cui siamo davvero sazi; ma evidentemente Cipollino non ne ha mai abbastanza, dato che anche il suo ultimo film, Matrimonio al Sud, rappresentava un compendio di tutte le banalità che si possono (ancora?!) sviscerare riguardo a questa diatriba nazionale.
Non vi preoccupate, per fortuna non mancano le gag riguardanti le parti anatomiche femminili o le manifestazioni corporee. Insomma, ci sono innumerevoli battute su culi e peti, che vi getteranno in un turbine nostalgico che fa così scuola delle medie! Grazie Giulio Base, grazie Massimo Boldi, per tirar fuori il ragazzino dall’umorismo triviale che vive in ognuno di noi. O forse no.
Giulia Sinceri
PRO | CONTRO |
AHAHAHAHHAHAHA | L’intero film è un immenso “contro”: è contro il cinema, la comicità, l’umanità in generale. |
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
Lascia un commento