Fino a qui tutto bene, la recensione
Vincenzo, Paolo, Ilaria, Andrea e Francesca sono cinque amici che hanno vissuto i loro anni universitari all’interno di un appartamento nel cuore di Pisa. Sono stati anni goliardici in cui si è susseguito di tutto: scazzi, amori, gioie, dolori e feste destinate ad andare avanti fino all’alba. Anni sicuramente indimenticabili ma ormai prossimi a finire. Per i cinque amici è ora di voltare pagina, di crescere e di andare avanti con le proprie vite. Qualcuno rimarrà nella propria città, qualcuno tornerà alla vita in paese per portare a termine la gravidanza, qualcuno partirà in giro per il mondo e qualcun altro andrà a lavorare all’estero. I cinque ragazzi stanno per affrontare l’ultimo weekend in quella casa piena di ricordi, l’ultimo weekend ancora insieme.
Se solo ci si fermasse a leggere la trama potrebbe sembrare la solita commedia italiana, invece Fino a qui tutto bene, il nuovo film di Roan Johnson, è qualche cosa che riesce ad andare ben oltre la “solita” commedia tricolore. Per metà inglese e per metà pisano, diplomato al Centro Sperimentale, Roan Johnson si era già fatto notare – ed apprezzare – nel 2011 con I primi della lista, una bizzarra commedia on the road tratta da un’improbabile storia realmente accaduta. Adesso l’autore anglo-pisano ci riprova e decide di rimettersi in gioco con un film che solo apparentemente può sembrare canonico, in realtà si tratta di un’operazione del tutto sperimentale e fuori da qualsiasi schema mainstream; un film pionieristico, potremmo considerarlo, alla cui base c’è un’idea ben precisa ma soprattutto una struttura produttiva totalmente indipendente ed anarchica.
L’idea per questo film, rivela l’autore, nasce a seguito di un documentario commissionato dall’Università di Pisa sulla vita e le ambizioni degli studenti universitari pisani. I racconti dei ragazzi intervistati si sono rivelati così entusiasmanti e carichi di ambizioni che hanno subito spinto il regista ad ideare un film tratto da quelle storie, una summa di tutti quegli aneddoti, un’opera generazionale ed esistenziale che Johnson decide di auto-produrre insieme a tutti gli attori e tecnici del film. Ne viene fuori un film fresco e leggero che, pur sentendo l’eco lontano di film come I laureati di Pieraccioni o Ecce bombo di Moretti, riesce ad apparire comunque innovativo grazie soprattutto ad un’estetica volutamente grezza e sgrammaticata, ricca di piani sequenza e macchina a spalla utili a donare al film quell’aspetto decisamente real capace di tenere lontana la finzione ed ingannare lo spettatore che davvero finirà per credere che Vincenzo, Ilaria, Andrea, Paolo e Francesca siano degli ex studenti universitari in procinto di perdersi di vista.
Affinché questo senso di realismo possa giungere a buon fine, risulta vincente l’idea di affidare i ruoli dei cinque protagonisti a giovani attori poco noti al grande pubblico. Escluso il bravo Alessio Vassallo, conosciuto sul piccolo schermo per aver preso parte a fiction di successo come Il giovane Montalbano, il resto del cast è formato da attori che per la prima volta si ritrovano nelle vesti da protagonista in una commedia di così ampio respiro. Oltre al già citato Vassallo, troviamo Paolo Cioni, Guglielmo Favilla, Silvia D’amico e Melissa Anna Bartolini. Cinque giovanissimi attori perfettamente calati nei propri ruoli, convincenti e simpatici, affiatati fra di loro e capaci di reggere interamente il film dall’inizio alla fine. Il cast, senza alcuna ombra di dubbio, rappresenta uno dei maggiori punti di forza del film e testimonia come, per fare una commedia efficace e divertente, non occorre utilizzare sempre i soliti volti.
Presentato al Festival Internazionale del Film di Roma 2014, dove si è portato a casa il Premio del Pubblico, Fino a qui tutto bene è un film intelligente, che funziona e che, grazie ad una troupe affiatata ed un’idea di regia ben chiara, riesce con molta facilità ed incisività a raccontare quel periodo a volte frivolo e a volte amaro degli anni universitari, un periodo in cui si alternano senza senso grandi speranze a profonde indecisioni, un periodo – quello dell’università – che nel bene e nel male è destinato a rimane nel cuore di ognuno di noi.
Giuliano Giacomelli
Pro | Contro |
|
|
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
Lascia un commento